Per l’occidente la Cina produce troppo

L’opinione prevalente in Occidente sul ruolo della Cina come superpotenza produttiva porta spesso a critiche per la sua immensa produzione e le relative emissioni di CO2, alimentando la convinzione che contribuisca eccessivamente all’inquinamento globale. Tuttavia, questa visione necessita di una riflessione più approfondita e matrici di valutazione più equilibrate, che considerino anche la distribuzione del consumo e la storia economica e industriale globale.

Per occidente la Cina produce troppo
Foto@Pixabay

La Cina è attualmente il più grande emittente di anidride carbonica al mondo, con emissioni che nel 2019 hanno raggiunto i 10,2 miliardi di tonnellate metriche, quasi il doppio degli Stati Uniti​​. Questo dato colloca la Cina al centro delle preoccupazioni ambientali globali. Tuttavia, la misura delle emissioni pro capite presenta un quadro diverso: mentre gli Stati Uniti emettono più di 16 tonnellate per persona, la Cina ne emette meno della metà, posizionandosi al 48° posto nel mondo per emissioni pro capite. Questo indica che il singolo cittadino cinese ha un impatto inferiore rispetto a quello di molte nazioni più ricche​​.

L’analisi della responsabilità per le emissioni di CO2 non si dovrebbe limitare solo alla produzione, ma considerare anche il consumo. Infatti, una parte significativa delle emissioni della Cina deriva dalla produzione di beni destinati all’esportazione verso il Nord del mondo, dove il consumo di tali prodotti è massimo. Se si adottasse il principio del consumatore piuttosto che quello del produttore per la contabilizzazione delle emissioni, il bilancio di CO2 della Cina si ridurrebbe notevolmente​​.

Inoltre, la critica occidentale spesso sottovaluta il contesto storico delle emissioni, omettendo di considerare che la Cina ha iniziato a contribuire significativamente alle emissioni globali solo dopo il 2000, con il suo ingresso nell’Organizzazione Mondiale del Commercio e il conseguente boom economico​​. In contrasto, nazioni come gli Stati Uniti e i paesi europei hanno una lunga storia di industrializzazione e contributo alle emissioni globali sin dalla rivoluzione industriale.

Il problema dell’overconsumption è altrettanto critico. Secondo Paul e Anne Ehrlich, il modello di consumo attuale è insostenibile, con la crescita della popolazione e dell’affluenza che esacerbano l’impatto ambientale attraverso l’uso di tecnologie ad alto consumo energetico e materiali​​. Gli Ehrlich sottolineano come le soluzioni tecnologiche da sole non siano sufficienti a contrastare questo trend, evidenziando la necessità di un cambiamento più radicale nel nostro approccio al consumo e alla produzione.

In conclusione, la questione delle emissioni della Cina e della sua percezione come “fabbrica del mondo” richiede un’esplorazione critica che vada oltre la semplificazione e consideri tutti i fattori, inclusi storici, di consumo e di produzione, in una prospettiva globale e interconnessa. Un approccio più equilibrato e informato potrebbe facilitare strategie più efficaci e giuste per affrontare le sfide del cambiamento climatico globale.