La sindrome compartimentale, cosa è e cosa comporta
La sindrome compartimentale, che cosa è esattamente e che cosa comporta?
Siamo spesso portati a considerare certi malesseri come temporanei, e quindi non attribuiamo loro grande importanza. Salvo che, ovviamente, non comportino molto dolore o non durino molto a lungo.
In realtà sovente prestiamo attenzione alle malattie che possono interessare organi come stomaco, fegato, milza, cistifellea e così via; stiamo un po’ meno attenti a tutti quei mali che appartengono ala sfera dei muscoli e dei nervi, proprio perché in generale li riteniamo meno gravi e più abbordabili in termini di cure. In altre parole: aspettiamo che passino, e se non passano in una maniera o nell’altra ci accingiamo affrontarli con maggiore calma.
Vero è che, dal lato opposto, se accusiamo mal di stomaco frequente, cominciamo a preoccuparci e magari dopo un poco di tempo andiamo dal nostro medico e ci facciamo prescrivere una gastroscopia. Così come se accusiamo problemi digestivi e sentiamo gonfiore nella parte destra dell’addome, pensiamo a farci una bella ecografia che ci dica come sta il nostro fegato.
O ancora, se abbiamo problemi quando andiamo di corpo e soffriamo di scombussolamenti vari, se la cosa dura a lungo, ci prepariamo a fare una bella colonscopia. E così via. Ma per quanto riguarda un senso di intorpidimento ai muscoli della gamba? Se c’è un rigonfiamento proprio da quelle parti? Se abbiamo difficoltà a muovere l’arto coinvolto e magari sentiamo pure un certo dolore? Che cosa facciamo? E’ corretto aspettare che passi, o, con un minimo di giudizio e avvedutezza, non è meglio che approfondiamo da subito per sincerarci che non sia qualcosa di più grave o comunque più persistente?
Ecco che allora cominciamo a pensare a quelle che possono essere le cause di queste condizioni, e cominciamo a pensare anche alla sindrome compartimentale, che, detta così, pare essere una cosa stranissima, ma in fondo è una patologia abbastanza diffusa nelle persone. La sindrome compartimentale è un’affezione che solitamente compare a seguito di emorragie o edemi.
A causa di questa patologia, si produce un innalzamento pressorio all’interno di un certo comparto muscolare. Le tipologie di sindrome compartimentale sono due, quella acuta e quella cronica. Nella forma acuta si ha una manifestazione improvvisa e importante della patologia; la forma cronica si manifesta in maniera più progressiva. La sindrome compartimentale acuta è generalmente più grave della seconda.
Quali sono i sintomi più caratteristici di questa sindrome? Sono crampi muscolari, formicolio, dolore, tensione e intorpidimento. Le cause più ricorrenti fanno riferimento a edemi o emorragie all’interno di un determinato compartimento muscolare. L’innalzamento della pressione determina una compressione anomala dei vasi sanguigni. Questa in qualche modo pregiudica il flusso sanguigno e ciò può provocare un danno anche permanente alle strutture muscolari e nervose.
Senza il corretto apporto di sangue i tessuti possono andare incontro a necrosi, vale a dire a morte. Le zone solitamente più colpite dalla sindrome compartimentale sono le mani, i piedi, le cosce e le braccia. Per quel che riguarda il trattamento, l’obiettivo è di ridurre la pressione, così da ristabilire il corretto afflusso sanguigno.
Nella tipologia acuta si interviene esclusivamente attraverso la cosiddetta fasciotomia, un vero e proprio intervento chirurgico. Si tratta di una procedura di emergenza da effettuarsi in ambiente ospedaliero. Durante l’intervento il chirurgo incide la fascia del compartimento muscolare interessato, di modo che sia ridotta la pressione.
L’incisione viene richiusa dopo due o tre giorni, cioè il tempo necessario affinché i muscoli tornino alla normalità. Nella sindrome compartimentale cronica si interviene generalmente in maniera conservativa e non chirurgica. E’ necessario un periodo di riposo dei muscoli interessati. Quindi si deve ricorrere alla fisioterapia per l’allungamento dei muscoli interessati. Vanno poi somministrati antinfiammatori non steroidei e va applicato del ghiaccio nella zona interessata almeno 4-5 volte al giorno.