La depressione potrebbe non essere uno scompenso della serotonina

Da anni la maggior parte degli scienziati ha convenuto che i sintomi della depressione sono causati, tra le altre cose, da uno squilibrio chimico nel cervello.

La depressione potrebbe non essere uno scompenso della serotonina
foto@whoismargot, CC0, via Wikimedia Commons

I trattamenti contro la depressione – come gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) – mirano ad “aumentare la disponibilità di serotonina nel cervello”, ricorda il New Scientist.

Una recente analisi di diciassette studi, pubblicata il 20 luglio 2022 sulla rivista Molecular Psychiatry, mette in discussione questo consenso scientifico.

Condotta dai ricercatori dell’University College London e guidata dalla psichiatra Joanna Moncrieff, questa ricerca ha esaminato, tra l’altro, “le molecole presenti nel liquido cerebrospinale dove la serotonina si scompone” o anche “i livelli dei recettori della serotonina e il loro livello di attività” nelle persone che soffrono di depressione.

Secondo le conclusioni dei ricercatori, non ci sono prove che una bassa attività o una quantità di serotonina causi depressione. “La conclusione del nostro articolo è che non sappiamo a cosa servono gli antidepressivi SSRI“, commenta Joanna Moncrieff. “Una possibilità è che agiscano attraverso un effetto placebo“.

Per altri ricercatori, tuttavia, questo nuovo studio presenta limitazioni significative. Secondo Johan Lundberg, del Karolinska Institute (Svezia), la ricerca condotta da Joanna Moncrieff non mostra una distinzione tra le persone affette da depressione cronica e quelle che presentano episodi depressivi, “il cui stato al momento della valutazione potrebbe influenzare il funzionamento del loro sistema serotoninergico”.

È essenziale analizzare i dati separatamente dagli studi che esaminano gli stessi pazienti quando sono malati e quando sono in remissione, al fine di avere condizioni ottimali per esaminare l’ipotesi“, sostiene Lundberg.

Bisogna riconoscere che la 5-HT è probabilmente solo uno dei fattori che contribuiscono alla depressione“, afferma Paul Albert, neuroscienziato dell’Università di Ottawa, in Canada. “Dato il forte effetto placebo nel trattamento della depressione, è probabile che il contributo di altri sistemi, in particolare della dopamina che è implicata nell’effetto placebo, sia più importante di quello del 5-HT“.

Da parte del Royal College of Psychiatrists, che riunisce eminenti psichiatri britannici , gli specialisti sottolineano che “l’efficacia degli antidepressivi varia a seconda delle persone, e le ragioni di ciò sono complesse”.

Soprattutto, i medici esortano la popolazione “a non interrompere l’assunzione dei [loro] antidepressivi sulla base di questo studio, e [incoraggiare] chiunque abbia dubbi sul proprio trattamento a contattare il proprio medico di base” .

fonte@Slate.fr