Le tensioni geopolitiche innescate dalla politica commerciale statunitense stanno mettendo in seria difficoltà Tesla e il suo fondatore, Elon Musk. Il colosso delle auto elettriche è tra le principali vittime della nuova ondata di dazi imposti dagli Stati Uniti e delle dure contromisure annunciate dalla Cina. I mercati finanziari reagiscono con nervosismo, e il titolo Tesla crolla in borsa.

Consegne in calo e problemi produttivi: inizio d’anno difficile per Tesla
I primi segnali di difficoltà erano già evidenti con la pubblicazione dei risultati del primo trimestre 2025. Le consegne globali di Tesla si sono attestate a 336.681 veicoli, registrando un calo del 13% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’azienda ha attribuito la flessione ai cambiamenti nella produzione del Model Y, che hanno comportato fermi produttivi di settimane in tutti e quattro gli stabilimenti principali.
Elon Musk nel mirino: la politica oscura la leadership aziendale
La situazione si complica ulteriormente per Elon Musk, che finisce nel mirino degli analisti e degli investitori. Non solo le scelte produttive sono sotto accusa, ma anche le sue attività politiche e dichiarazioni pubbliche sempre più controverse. Il CEO di Tesla viene criticato per essersi distolto dalla guida dell’azienda in un momento critico, preferendo dedicarsi a battaglie ideologiche e posizionamenti estremi sulla scena politica americana.
Curiosamente, le azioni Tesla avevano registrato un breve rimbalzo quando si era diffusa la voce che Musk intendesse abbandonare l’arena politica per concentrarsi nuovamente sull’azienda. Ma è stata solo una falsa speranza.
Crollo in Borsa: la Cina reagisce ai dazi e affonda il titolo Tesla
La vera doccia fredda è arrivata il 4 aprile, quando la Cina ha annunciato rappresaglie economiche contro i dazi statunitensi imposti dall’amministrazione Trump. La reazione dei mercati non si è fatta attendere: il prezzo delle azioni Tesla è precipitato da 267 a 239 dollari in sole 24 ore, segnando un crollo del 10%.
Basti pensare che a dicembre 2024 le azioni Tesla erano scambiate a circa 480 dollari. In meno di quattro mesi, il titolo ha perso quasi la metà del suo valore, portando la capitalizzazione dell’azienda a 770 miliardi di dollari, ben lontana dai picchi precedenti.
Musk colpito direttamente: Tesla non è più la sua azienda più preziosa
Il tracollo azionario ha colpito duramente anche il patrimonio personale di Elon Musk. Secondo Forbes, il miliardario detiene circa il 12% delle azioni Tesla, che a marzo 2025 avevano un valore stimato di 97,8 miliardi di dollari. Tuttavia, oltre la metà di queste quote risulta impegnata come garanzia per prestiti per un totale di 3,5 miliardi di dollari.
Di conseguenza, SpaceX ha superato Tesla come azienda più preziosa del portafoglio Musk. Il magnate possiede il 42% di SpaceX, che attualmente è valutata 147 miliardi di dollari. Il suo impero comprende anche quote in xAI, di proprietà di X Corp., e nella Boring Company, attiva nel settore delle infrastrutture.
Conclusioni: Tesla tra instabilità politica e sfide industriali
Il crollo di Tesla è il riflesso di una combinazione esplosiva: dazi commerciali, tensioni geopolitiche e una leadership poco focalizzata sulla gestione aziendale. Con i mercati ancora in balia della volatilità e l’inasprimento della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, il futuro dell’azienda di Elon Musk appare incerto.
Per gli investitori, questo è un momento chiave in cui la gestione del rischio e l’analisi geopolitica diventano elementi fondamentali. Il caso Tesla è l’esempio più evidente di come le decisioni politiche possano impattare direttamente sulle performance delle big tech e sul patrimonio dei loro leader.