Il nuovo reattore sperimentale per la fusione nucleare, JT-60SA, inaugurato a Naka in Giappone, rappresenta un passo significativo nella ricerca sull’energia da fusione. Questo progetto è frutto di una collaborazione scientifica tra l’Unione europea e il Giappone, con un notevole contributo da parte dell’Italia attraverso il governo, le imprese, ENEA, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e il consorzio RFX.

Il reattore JT-60SA, il cui sviluppo è iniziato nel 2007 e completato nel 2020 a un costo di circa 560 milioni di euro, è stato oggetto di diversi miglioramenti tecnici e i primi esperimenti con plasma sono stati avviati alla fine dell’anno 2023. All’inaugurazione erano presenti figure di spicco, tra cui il commissario europeo per l’Energia, Kadri Simson, e il ministro giapponese per la Politica scientifica e tecnologica, Sanae Takaichi.
La gestione dei fondi dell’Unione europea per il progetto è stata affidata a Fusion for Energy, che ha anche coordinato la fabbricazione dei componenti con la partecipazione di diversi paesi europei, tra cui Belgio, Francia, Germania, Italia e Spagna. Marc Lachaise, direttore di Fusion for Energy, ha sottolineato l’importanza della collaborazione internazionale e il contributo significativo del JT-60SA alla ricerca sulla fusione nucleare.
Il consorzio europeo EUROfusion, che comprende 31 paesi e 4800 tra ricercatori, personale e studenti, contribuisce scientificamente a JT-60SA insieme agli istituti nazionali giapponesi per la scienza e la tecnologia quantistica di Naka. Un progetto dedicato di EUROfusion, coordinato dall’Italia tramite il Cnr, supporta vari aspetti del progetto, compresa la modellazione fisica e la preparazione di sistemi diagnostici avanzati.
Il ministro italiano dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha espresso orgoglio per il contributo dell’Italia, che ha fornito supporto scientifico e componenti vitali per il tokamak, inclusi cavi superconduttori per i magneti e sistemi di alimentazione per il controllo del plasma.
Il JT-60SA, alto sei piani e situato in un hangar a nord di Tokyo, include un recipiente tokamak a forma di ciambella destinato a contenere plasma riscaldato a 200 milioni di gradi Celsius. Questo impianto è considerato il precursore dell’ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor), attualmente in costruzione in Francia. L’obiettivo finale di entrambi i progetti è di imitare il processo che avviene all’interno del sole, fondendo nuclei di idrogeno per formare elio e rilasciando energia sotto forma di luce e calore.
Sam Davis, vice capo progetto per il JT-60SA, ha affermato che il dispositivo “ci avvicinerà all’energia da fusione”. Kadri Simson ha descritto il JT-60SA come “il tokamak più avanzato al mondo”, sottolineando l’inizio delle operazioni come un “traguardo storico per la fusione” e indicando la fusione come una componente chiave del mix energetico nella seconda metà di questo secolo.
Un vantaggio significativo della fusione rispetto alla fissione è che non comporta il rischio di incidenti nucleari catastrofici e produce molto meno rifiuti radioattivi rispetto alle attuali centrali nucleari.