Hate speech, mai sottovalutare la violenza verbale

Quando si sceglie di pubblicare qualcosa sulle piattaforme social si sa benissimo che molto probabilmente non si riceveranno solo “complimenti”: mai come in rete, nascosti dall’anonimato, ci si diverte a “sputare” sentenze e giudizi gratuiti e non richiesti.

Ma alcuni vanno addirittura oltre, usando violenza verbale ed attaccando con veemenza e senza motivo: voi siete mai stati vittime di hate speech?

Con l’espressione, che in italiano possiamo tradurre come incitamento all’odio, si intende un particolare tipo di comunicazione che si serve di parole, espressionio elementi non verbali aventi come fine ultimo quello di esprimere e diffondere odio ed intolleranza, nonché di incitare al pregiudizio e alla paura verso un soggetto o un gruppo di persone.

Non si tratta di semplici insulti, ma di persone che diffondono, incitano, promuovono o giustificano l’odio razziale, la xenofobia, l’antisemitismo o altre forme di minaccia basate sull’intolleranza e sulla discriminazione.

Se è vero che per fortuna esiste la libertà di espressione, esiste anche il diritto di tutti di non essere attaccati e diventare bersagli di odio e violenza, e per questo non bisogna mai minimizzare ma denunciare fenomeni del genere.