Gli alimenti ultraprocessati e il rischio di cancro al colon: cosa dice la ricerca
Un recente studio pubblicato sulla rivista Gut evidenzia un possibile collegamento tra il consumo di alimenti ultraprocessati, ricchi di oli di semi contenenti acidi grassi omega-6, e un maggiore rischio di cancro al colon. Questa scoperta si aggiunge alla crescente preoccupazione per l’aumento dei casi di tumore al colon e al retto tra persone sotto i 50 anni, una tendenza che sta sconcertando gli esperti di salute pubblica.
Il ruolo degli acidi grassi omega-6
I ricercatori hanno analizzato campioni di tumore del colon-retto prelevati da 81 pazienti negli Stati Uniti, scoprendo che questi presentavano quantità elevate di acidi grassi omega-6, noti per promuovere l’infiammazione, e livelli ridotti di omega-3, che invece hanno proprietà antinfiammatorie. Gli acidi grassi omega-6, comunemente presenti negli oli di semi usati nella preparazione di molti cibi industriali, sembrano contribuire a un’infiammazione cronica nei tessuti, un fenomeno che può favorire la proliferazione delle cellule tumorali.
L’infiammazione, pur essendo una risposta naturale del corpo per guarire le ferite o combattere le infezioni, può diventare un problema quando persiste a lungo. Come osservato dai ricercatori, i tumori del colon spesso assomigliano a “ferite mal guarite”, un concetto introdotto già nell’Ottocento e oggi confermato dai dati scientifici.
Cibi ultraprocessati e diffusione
Gli alimenti ultraprocessati, tra cui molti fast food e snack confezionati, sono spesso preparati con oli di semi economici come quelli di canola (colza), mais, vinaccioli e girasole. Questi oli, chimicamente trattati, sono ricchi di omega-6. Tuttavia, lo studio non ha ancora identificato un collegamento diretto tra specifici alimenti o oli e i lipidi riscontrati nei tumori analizzati. Secondo il professor Timothy Yeatman, coautore dello studio e chirurgo all’Università della Florida del Sud, l’introduzione massiva di questi cibi nelle diete moderne, a partire dagli anni ’50, potrebbe aver contribuito all’aumento dei tumori al colon.
I giovani, specialmente quelli che vivono in aree rurali o provengono da contesti economicamente svantaggiati, risultano maggiormente esposti a questi alimenti a causa della loro disponibilità e basso costo.
Non solo dieta: gli altri fattori di rischio
Nonostante il ruolo potenziale degli omega-6, gli esperti sottolineano che la dieta è solo uno dei tanti fattori che possono influenzare il rischio di cancro al colon. Genetica, mancanza di attività fisica, esposizione a sostanze chimiche e ambientali e altri aspetti dello stile di vita giocano tutti un ruolo importante.
Il dottor Andrew Chan, gastroenterologo presso il Massachusetts General Hospital e docente alla Harvard Medical School, sottolinea la complessità del rapporto tra alimentazione e rischio di tumore. “La composizione del cibo, il modo in cui viene metabolizzato e il suo impatto sui tessuti sono processi complessi che richiedono ulteriori approfondimenti prima di poter arrivare a conclusioni definitive”, afferma Chan.
Prevenzione e consapevolezza
Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche per comprendere appieno il legame tra gli alimenti ultraprocessati e il cancro al colon, alcuni messaggi chiave emergono già da questi studi:
- Limitare il consumo di alimenti ultraprocessati, privilegiando cibi freschi e integrali;
- Incrementare il consumo di alimenti ricchi di omega-3, come pesce grasso, semi di lino e noci, per bilanciare l’apporto lipidico;
- Prestare attenzione alle etichette alimentari, evitando prodotti con alti livelli di oli raffinati e grassi saturi.
Questi accorgimenti non solo aiutano a ridurre il rischio di cancro, ma contribuiscono a un generale miglioramento della salute.
Conclusioni
La ricerca suggerisce che gli acidi grassi omega-6, presenti in molti alimenti ultraprocessati, possono alimentare processi infiammatori che favoriscono lo sviluppo del cancro al colon. Tuttavia, gli esperti avvertono che il quadro è complesso e richiede ulteriori studi per essere completamente compreso. In attesa di nuove evidenze, adottare una dieta equilibrata e uno stile di vita sano resta la migliore strategia di prevenzione.