L’Unione Europea ha ufficialmente lanciato una risposta strutturata alle politiche commerciali aggressive degli Stati Uniti. Con una strategia articolata in tre fasi e l’imposizione di nuovi dazi su oltre 300 prodotti americani, Bruxelles alza il livello dello scontro commerciale.

Una strategia a tappe: i nuovi dazi UE colpiranno in tre fasi
Il Consiglio dell’Unione Europea ha approvato un piano di contromisure che prevede l’introduzione di dazi doganali su beni provenienti dagli Stati Uniti. Il calendario è già fissato: 15 aprile, 15 maggio e 1° dicembre 2025. In totale, si parla di circa 21 miliardi di euro in dazi aggiuntivi destinati a colpire in modo mirato l’economia statunitense.
Il primo pacchetto entrerà in vigore il 15 aprile, riattivando l’elenco di prodotti già sanzionati durante la prima guerra commerciale avviata da Donald Trump nel 2018. Tra questi, figurano beni simbolici come jeans, motociclette Harley-Davidson, acciaio, riso e prodotti agricoli, soggetti ad aliquote del 25% o del 10%.
Il caso “bourbon” e il compromesso europeo
Una novità rilevante rispetto al passato è l’esclusione del bourbon americano, una decisione strategica voluta dalla Francia per proteggere le esportazioni europee di alcolici di pregio, come champagne e cognac. Questo compromesso ha permesso a Parigi di ottenere l’appoggio degli altri Stati membri, incluso quello dell’Italia guidata da Giorgia Meloni, inizialmente scettica sulla misura.
Solo l’Ungheria, fedele alla linea filoamericana del premier Viktor Orbán, ha votato contro il provvedimento.
Tre elenchi di prodotti per un’offensiva calibrata
La Commissione Europea ha predisposto quattro allegati strategici per suddividere i beni soggetti a dazi, differenziandoli per settore e grado di sensibilità economica.
- Allegato I: Ritorno alla lista del 2018 con dazi del 25% su beni simbolici (jeans, mais, acciaio, motociclette, ceramica) e del 10% su cosmetici e carte da gioco.
- Allegato II: Focus sulla metallurgia, con dazi del 25% su minerali di rame, acciaio, rotaie ferroviarie e strutture metalliche.
- Allegato III: Include carne, pollame, frutta, verdura, caffè, tè, oli, cuoio, articoli in plastica, legno e tessuti, tutti colpiti da un dazio del 25%.
- Allegato IV: Più ristretto, riguarda esclusivamente mandorle e soia, anch’essi soggetti al 25%.
Questa architettura entrerà in vigore gradualmente:
- 15 aprile: dazi per un valore di 3,9 miliardi di euro
- 15 maggio: seconda tranche da 13,5 miliardi
- 1° dicembre (eventuale): terza fase da 3,5 miliardi
Obiettivo: mantenere la pressione senza rompere gli equilibri
Dietro la fermezza apparente, Bruxelles ha cercato un equilibrio diplomatico, accogliendo le richieste dei singoli Stati membri per proteggere i propri settori strategici. Il consenso ottenuto dall’Italia dimostra il lavoro negoziale svolto per evitare divisioni interne.
Il tutto avviene in risposta a un’escalation tariffaria senza precedenti da parte di Washington: dazi su acciaio, alluminio e automobili, per un valore potenziale di oltre 380 miliardi di euro di esportazioni europee minacciate.
Trump e la strategia dell’incertezza
Le motivazioni della Casa Bianca restano vaghe e oscillano tra sicurezza nazionale, riequilibrio del deficit commerciale e rilancio della manifattura americana. Gli analisti europei sospettano che l’ambiguità sia parte di una strategia negoziale voluta dall’ex presidente Trump, il quale potrebbe tornare alla guida degli Stati Uniti dopo le prossime elezioni.
I mercati osservano, l’Europa si prepara
Bruxelles sta monitorando l’impatto della situazione sui mercati statunitensi. I primi segnali negativi a Wall Street, soprattutto nei settori legati alle importazioni europee, potrebbero rappresentare un valido strumento di pressione indiretta.
Nel frattempo, l’Unione Europea continua a rafforzare la propria rete di accordi commerciali globali e punta a completare l’integrazione del proprio mercato interno, per rendersi meno vulnerabile agli shock esterni.
Conclusione
L’Europa sceglie la via della fermezza ma anche della diplomazia, costruendo una risposta commerciale solida e progressiva alle politiche protezionistiche statunitensi. In un contesto globale sempre più incerto, la sfida sarà mantenere coesione interna e capacità di reazione, senza rinunciare alla propria apertura al commercio internazionale.