Congedo matrimoniale, quando spetta e a quali condizioni
Il congedo matrimoniale, quando spetta e a quali condizioni.
In fondo ci si sposa ancora, anche se poi si divorzia o ci si separa spesso. L’istituzione matrimoniale è un po’ in crisi, certo, tuttavia resiste. Uno dei problemi principali è probabilmente la rivendicazione di una maggiore libertà delle coppie, che non vogliono vincoli di ferro.
L’altra preoccupazione potrebbe essere un clima di maggiore incertezza a mettere su famiglia, derivante anche e soprattutto dalla crisi economica che sovente non consente alla coppia di racimolare un reddito sufficiente per costruire una realtà come una famiglia vecchio stampo, con tanto di formalizzazione di vincolo matrimoniale.
C’è da dire d’altro canto che oggigiorno, nel campo dei diritti civili, i riconoscimenti alle coppie di fatto, stanno trovando uno spazio serio nel nostro ordinamento, così come succedeva da qualche tempo in altri Paesi occidentali ad alto tasso di democrazia e civiltà. Insomma, per dirla tutta, la presenza forte e a volte ingombrante della morale cattolica portava, e in parte porta ancora, al tradizionalismo in fatto familiare.
Ragion per cui erano mal tollerate altre unioni che non fossero quelle sancite con vincolo matrimoniale. Certo, c’era pure e c’è il matrimonio civile, oltre a quello concordatario, ma non c’erano comunque i diritti riconosciuti alle coppie di fatto che, ad esempio, rivendicavano in tema di eredità alcuni diritti riservati solo ai coniugi regolarmente sposati.
Anche per quel che riguarda la prole, naturalmente, c’è stata la tendenza all’equiparazione del rapporto fra figli e genitori nati fuori dal matrimonio, a quelli nati in costanza di vincolo matrimoniale. Insomma, la nostra legislazione progressivamente si è allineata a standard internazionali molto più consoni a una società e a una morale che cambiano nel corso del tempo.
Ma per quanto riguarda altri diritti, che succede per il congedo matrimoniale? A chi spetta e a che condizioni? Il congedo matrimoniale, spesso chiamato anche permesso matrimoniale o licenza matrimoniale, è a tutti gli effetti un periodo retribuito riconosciuto al lavoratore in occasione del matrimonio o dell’unione civile. A sancire l’esistenza di questo diritto anche per le unioni civili, è stato l’articolo 1 della recente Legge 76/2016.
Si tratta di un periodo di astensione dal lavoro per 15 giorni. La storia del congedo matrimoniale viene da lontano, e risale, nel nostro Paese, al 1937, quando l’istituto fu introdotto ufficialmente, anche se riservato al solo personale impiegatizio. In un secondo momento, nel 1941, questo diritto per i lavoratori fu esteso, com’era logico che fosse, anche agli operai.
Al momento è previsto e regolato da tutti i contratti di lavoro di ogni comparto. La fruizione è per un periodo di 15 giorni, salvo diversa previsione dei contratti, e il periodo concesso va fruito senza soluzione di continuità. Il congedo matrimoniale non può essere goduto nel periodo di ferie o in quello di preavviso di licenziamento.
Qualora non sia possibile fruire del periodo durante il matrimonio per esigenze aziendali, comunque il congedo deve essere goduto entro 30 giorni dalla celebrazione del matrimonio o dell’unione civile. Di solito, il congedo matrimoniale è retribuito per intero. Nelle aziende industriali, artigiane o cooperative, l’Inps si fa carico del pagamento di 7 giorni di lavoro; il resto è a carico delle aziende fino al raggiungimento dei 15 giorni.
L’assegno è utile per il calcolo del TFR, ed è anche prevista la regolare maturazione delle ferie e della tredicesima mensilità. Insomma, non fosse altro che per questi aspetti, il matrimonio o l’unione civile conviene al lavoratore. E allora non ci resta che augurare buona vita col vostro compagno o la vostra compagna, e magari, durante questi 15 giorni, se ne avete la possibilità, un bel viaggio ai Caraibi!